Era stata una delle condizioni richieste per sospendere lo
sciopero della fame attuato da decine di persone con gravissima disabilità del
Comitato 16 Novembre e l’impegno è stato mantenuto, con la visita in Sardegna
dei ministri Balduzzi e Fornero, alla sede del Comitato. Una visita tutt’altro
che caritatevole, che lascia comunque ancora aperta la situazione, rispetto
alle varie istanze espresse
I ministri Balduzzi e Fornero a
Monserrato (Cagliari), presso la sede del Comitato 16 Novembre
«Chi si aspettava una visita
caritatevole è rimasto deluso!»: così Salvatore Usala,
segretario del Comitato 16 Novembre (Associazione Malati SLA e
Malattie Altamente Invalidanti), commenta “a caldo” la visita dei ministri del
Lavoro e delle Politiche Sociali Elsa Fornero e di quello
della Salute Renato Balduzzi, alla sede di Monserrato
(Cagliari) del Comitato stesso, una delle condizioni, cioè, che avevano portato
a sospendere lo sciopero della fame attuato da decine di
persone con gravissime disabilità, come avevamo riferito nei giorni
scorsi.
«Abbiamo iniziato col presentare le nostre richieste – spiega infatti Usala – e
dalle nostre proposte è partito un vero confronto. Abbiamo inoltre presentato
il “modello Sardegna”, funzionante da più di dieci anni, con
dati consolidati e documentati, grazie a un dossier preparato dal consigliere
regionale Marco Espa. Di fronte a ciò, i Ministri sono rimasti
sorpresi, oserei dire spiazzati, apprezzando quanto fatto nell’Isola e
guardando anche ai consistenti risparmi derivanti dal metodo dell’assistenza
indiretta, con finanziamenti alle famiglie. In tal senso hanno chiesto
dati ufficiali al Presidente della Regione e all’assessore alla Sanità e alle
Politiche Sociali, i quali hanno dato la loro piena disponibilità ad illustrare
in Conferenza Stato-Regioni, dati alla mano, le peculiarità del modello sardo».
Per quanto poi riguarda l’incremento
del Fondo per la Non Autosufficienza, da utilizzare in via
prevalente per le persone con gravissima disabilità – quella che è cioè una
delle principali richieste espresse in questi mesi dal Comitato -, «la
posizione dei Ministri – prosegue Usala – è semplice: c’è l’articolo di una
legge, quella sulla cosiddetta “spending review” [articolo 23, comma 8 del
Decreto Legge 95/12,
convertito nella Legge 135/12,
N.d.R.], il quale dice che in via prevalente 658 milioni debbano
essere utilizzati per la non autosufficienza, prioritariamente per le gravi
disabilità. Se ne evince, quindi, che per queste ultime dovrebbero
essere stanziati 350 milioni e a questo punto spetterà al
Governo emendare il Disegno di Legge di Stabilità, decidendo che nel cosiddetto
“Fondo Catricalà” di 900 milioni, depositato presso la Presidenza del
Consiglio, che ha assorbito quei 658 milioni, 350 vengano destinati alla non
autosufficienza».
Pur ringraziando, dunque, i Ministri
per il loro «nobile gesto» e auspicando che nei venti giorni da loro richiesti,
si arrivi alla soluzione più attesa, il segretario del Comitato conclude
dichiarandosi «fiducioso per tale impegno. Se tuttavia non avremo risposte
entro il 20 novembre, i cento malati già protagonisti dello sciopero della
fame, tra cui il sottoscritto, riprenderanno la protesta con azioni
eclatanti ed estreme». (S.B.)
Le
richieste del Comitato 16 Novembre
a)
Incremento del
Fondo per la Non Autosufficienza di 400 milioni da utilizzare in via prevalente
e prioritariamente per i disabili gravissimi, chiaramente esente reddito ISEE [Indicatore
della Situazione Economica equivalente, N.d.R.].
b) Utilizzare i fondi per finanziare l’assistenza indiretta
con contributi diretti alle famiglie per i Piani Assistenziali Individualizzati
(PAI), strutturati in concerto tra le parti.
c) Prevedere una compartecipazione economica delle Regioni in
misura di un terzo dei PAI, portando così il totale utile a 600 milioni (molte
Regioni non spendono nulla o poco per le politiche sociali).
d) Predisporre un atto legislativo di riduzione del
5% dei posti in RSA [Resideneze Sanitarie Assistenziali, N.d.R.] a
carico del Servizio Sanitario Regionale. Per invogliare i pazienti al rientro
al domicilio, prevedere un contributo di 30.000 euro. Con tale provvedimento si
può prevedere un risparmio di almeno 600 milioni di euro.
e) I risparmi di cui al punto d vengano utilizzati per
l’assistenza socio-sanitaria dei disabili meno gravi, con procedure di cui ai
punti precedenti.
f) Studiare un riparto fra Regioni in funzione dell’incidenza
e non della densità abitativa. Una proposta potrebbe essere di dare anticipi e
saldi a presentazione dei piani finanziati in funzione della stadiazione.
g) Studiare la fattibilità del nostro progetto Restare
a casa, che contiene diversi punti sopra riportati e che si ispira a una
pratica consolidata in Sardegna da sei anni.
Si vorrebbe infine un provvedimento strutturale di
finanziamento del Fondo per la Non Autosufficienza. Non è pensabile, infatti, non
dare certezze minime a chi è disperato. Non possiamo fare azioni
eclatanti ogni anno per bisogni esistenziali imprescindibili, in attesa di un
piano organico per la disabilità e dei nuovi LEA [Livelli Essenziali di
Assistenza, N.d.R.], che ci saranno nella prossima legislatura.
2 novembre 2012
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