da La Stampa di mercoledì 5 luglio 2017, cronaca cittadina
Scrivere un cartello è molto semplice, il messaggio è chiaro e visibile a chiunque, senza obbligarci a dover parlare, guardare negli occhi il nostro interlocutore e motivare le nostre scelte. È molto comodo, noi possiamo continuare la nostra vita e lui parla per noi, sparge il nostro messaggio che rimane inalterato, non ci richiede se ne siamo sicuri, se possiamo fare qualche eccezione o se ne siamo proprio convinti. Intanto magari curiamo i nostri affetti, pensiamo a come assicurare un futuro sereno ai nostri figli, guardiamo dal balcone o alla televisione il mondo che ci circonda e diciamo che va tutto a rotoli che così non si può.
Intanto però abbiamo innalzato un bel muro, impegnati a tutelare quello che abbiamo evitando il più possibile rotture di scatole.
Non è questo il mondo che vogliamo, sappiamo bene cosa significhi faticare per arrivare alla fine del mese, cercare di valorizzare quello che abbiamo per costruire un futuro solido ai nostri figli, vedere atteggiamenti che non capiamo e gesti che ci sembrano minacciosi, scoprire ogni giorno che raramente la verità è da un solo lato, così come i buoni.
Questo in un quadro in cui l'insicurezza percepita è sempre più forte e le risposte non sono adeguate.
È faticoso, specialmente se ricopri un ruolo istituzionale e vuoi provare a migliorare un po' il mondo che ti circonda. Quello che serve è il lavoro di ogni giorno, partendo da chi ci troviamo accanto. Crediamo che sia questo il vero spirito del quartiere San Donato, non quello espresso in un androne di cui non si può fare altro che pentirsi.
E lo diciamo convintamente per i tanti esempi che vediamo ogni giorno, per citarne uno dei tanti un consigliere leghista che nel suo (poco) tempo libero allena una squadra di calcio multietnica.
È da questo che passa l'integrazione, non dalle tante parole che diciamo o scriviamo.
Il Presidente della 4ª Circoscrizione
San Donato-Campidoglio-Parella
Claudio CERRATO