Il piccolo giardino Faà di Bruno è stato inaugurato nella mattinata del 10 dicembre davanti all'omonimo istituto scolastico di via Le Chiuse 40.
Faà di Bruno, fu un militare ed uno scienziato, prima di diventare sacerdote.
A lui si devono tra altre, l'invenzione di strumenti di misurazione nel campo della fisica applicata, e la progettazione del più alto e audace campanile della città: quello di Santa Zita.
Nel centenario della sua morte, il 25 settembre 1988, Francesco Faà di Bruno venne beatificato da Giovanni Paolo II che, nel corso di una sua visita a Torino, gli dedicò la cappella della Scuola di Applicazione dove è riconosciuto come protettore del Corpo degli Ingegneri.
Chi come lui, nobile e ricco che spese tutti i suoi averi per i poveri e lasciò, tra tante sue opere, anche quell'ardito, incredibile campanile che progettò personalmente.
Compreso nel vasto complesso tra Via San Donato, via Vagnone, via Le Chiuse e via Schina l'istituto a lui dedicato ospita bambini e ragazzi che frequentano il ciclo delle scuole primarie e secondarie. Proprio i bambini, i più piccoli, a decine con le loro maestre e le religiose dell'istituto hanno affollato il teatro dell'istituto, assieme a personalità politiche e amministratori della Città e della Regione Piemonte, dove si è svolta la prima parte della cerimonia.
Il vicepresidente del Consiglio comunale, Silvio Magliano, presente in rappresentanza della Città, ha accostato la figura del santo a quelle degli altri santi sociali della seconda metà dell'800, e ha ricordato ai bambini che le attenzioni e le cure di cui sono oggetto sono uno dei tanti meriti di Faà di Bruno.
Don Casetta, in rappresentanza del Vescovo, Cesare Nosiglia, ha parlato dell'amore di Faà di Bruno per i più poveri e della sua scelta di vivere, lui ricco e nobile, "da povero per i poveri".
Chiara Busin, Superiora generale della Congregazione delle suore minime di Nostra Signora del suffragio, ha ricostruito la vita del Santo e le sue opere.
Infine il presidente della Circoscrizione 4, Claudio Cerrato, ha messo in evidenza il valore della tenacia, tratto fondamentale di Faà di Bruno, e ha ricordato che la lenta trasformazione dell'area davanti al complesso scolastico, per molti anni uno sterrato in stato di abbandono, ha richiesto anch'essa molta tenacia.
Dopo le cerimonia i presenti con il Gonfalone della Città si sono recati nel giardino per scoprire la targa che intitola il giardino. L'intitolazione è stata animata da moltissimi bambini che hanno intonato l'inno nazionale ed una canzone dedicata alla propria scuola, alle maestre, alle suore e, naturalmente, a Francesco Faà di Bruno.
Silvio Lavalle