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Ultimo aggiornamento: 23/05/2011

SALONE OFF

Incontro con
PIETRO GRASSO
Procuratore Nazionale Antimafia
 

VENERDI 13 MAGGIO 2011 ORE 16.30
Fabbrica delle "e" - Gruppo Abele
Corso Trapani 91 b -
ingresso libero
 
 
Partecipa Maria Josè Fava, Presidente di Libera Piemonte
 

Nominato Procuratore Nazionale Antimafia nell'ottobre 2005, subentrando a Pier Luigi Vigna, mentre era ancora capo della Procura della Repubblica di Palermo. Il Csm diede il via libera alla sua nomina con 18 voti a favore e cinque astensioni
Nel 1984 ricopre l'incarico di giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa nostra: 475 imputati. Piero Grasso, a fianco del presidente della corte Alfonso Giordano, è stato estensore della sentenza (oltre 8 mila pagine) che irrogò 19 ergastoli e oltre 2.500 anni di reclusione.
Conclusosi il maxiprocesso, Grasso viene nominato consulente della Commissione antimafia, a capo di Gerardo Chiaromonte prima e poi da Luciano Violante. Nel 1991 viene nominato consigliere alla Direzione affari penali del Ministero di grazia e giustizia, il cui "guardasigilli" era Claudio Martelli, che chiamò anche Giovanni Falcone, e componente della Commissione centrale per i pentiti. Ha seguito e coordinato le inchieste sulle stragi del 1992 e del 1993.
A Palermo da Procuratore della Repubblica e sotto la sua direzione, dal 2000 al 2004, sono stati arrestate 1.779 persone per reati di mafia e 13 latitanti, che erano inseriti tra i 30 più pericolosi. Nello stesso arco di tempo la procura del capoluogo siciliano ha ottenuto 380 ergastoli e centinaia di condanne circa per un totale di migliaia di anni di carcere.
L'11 aprile 2006 contribuisce con il suo lavoro, dopo anni d'indagine, alla cattura di Bernardo Provenzano nella masseria di Montagna dei cavalli a Corleone, latitante dal 9 maggio 1963.
Il 18 settembre 2006 la direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, con il contributo della Procura Nazionale diretta dal procuratore nazionale Grasso, conclude un'indagine durata due anni riguardante l'azione di alcune cosche mafiose di Vibo Valentia, che avevano messo le mani sui villaggi turistici della costa. Le cosche in questione sono La Rosa di Tropea e quella dei Mancuso di Limbadi, che ricavavano ingenti guadagni dal controllo degli appalti per la costruzione e la fornitura dei villaggi vacanze nella zona di Catanzaro. L'operazione Odissea si conclude con 41 procedimenti di custodia cautelare.

09/05/2011