Tony Cragg è nato a Liverpool nel 1949. Dopo gli studi al Royal College of Art, è professore all'Ecole des Beaux Arts di Metz. Nel 1977 si trasferisce a Wuppertal (Germania), dove tutt'ora vive e lavora; all'anno seguente risalgono le prime esposizioni di sculture realizzate con un attento studio dei materiali e delle forme, che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Tra i maggiori esponenti della nuova scuola di scultura inglese, ha rappresentato la Gran Bretagna alla quarantatreesima Biennale di Venezia, nel 1988, anno
in cui vince il prestigioso Turner Prize. Recentemente ha ricevuto il Praemium Imperiale 2007 per la scultura, il maggiore riconoscimento
artistico del Giappone. Le sue opere sono nei più importanti musei nternazionali e nelle principali collezioni pubbliche e private.
A memoria dei Giochi Olimpici del 2006 permangono certo i numerosi impianti ed edifici creati per l'occasione, che hanno trovato nuovi usi e nuove funzioni. Ma il simbolo che riassume in sé le attese e le emozioni della città prima e durante i Giochi, oltre l'orgoglio anche di trovarsi per alcune settimane al centro dell'attenzione del mondo, si è identificato in un'opera d'arte, un manufatto per sua intrinseca natura destinato a resistere al trascorrere del tempo mantenendo intatta la sua attualità, installato nel cuore della "cittadella olimpica".
La Fondazione De Fornaris promosse un concorso internazionale ad inviti per la creazione dell'opera d'arte. Lo scultore Tony Cragg, risultato vincitore della gara internazionale, ha realizzato un'installazione monumentale costituita da tre colonne in bronzo, che si avvolgono in spirali ellittiche verso l'alto, svettanti tra i dieci e i dodici metri, che evocano la dinamicità e la velocità dell'agone sportivo. Si tratta di grandi forme plastiche, aeree che rendono il segno della fuga in avanti di silhouette di volti umani in contrappunto, che si scoprono gradualmente ma inequivocabilmente nei profili delle tre sculture.
La loro conformazione e lo sfalsamento di 90° degli assi delle ellissi permettono all'osservatore di guardare ogni colonna da diversi "punti di vista".
Si nota un piacere della materia, del trattamento della superficie da parte dell'artista; anche se Cragg ha sempre parlato, per la sua opera, di scultura da vedere, non da toccare, sanzionando così il primato (intellettuale) dello sguardo.