Claudia Losi è nata a Piacenza nel 1971, dove vive. Ha studiato a Bologna, dove si è diplomata all'Accademia di Belle Arti e ha conseguito la laurea in Lingue e letterature straniere. Nel 1996 ha fondato con i poeti Francesco Benozzo e Matteo Meschiari lo Studio Italiano di Geopoetica, affiliato all'Institut International de Géopoétique, fondato in Francia nel 1989 dal poeta scozzese Kenneth White. Ha tenuto numerose mostre personali in gallerie
e musei in Italia e all'estero. La sua ricerca si focalizza sul rapporto dell'uomo e l'ambiente che lo circonda e sulle relazioni tra l'individuo e la collettività. L'opera di Claudia Losi abbraccia un caleidoscopio di progetti che incarnano l'arte concepita come "work in progress", come processo continuativo nel tempo, forme finite ma sfuggenti. Traduce in maniera poetica la ricchezza e complessità del mondo, alla ricerca dell'aspetto straordinario che giace dietro quelli che sembrano gli oggetti più comuni, i loro processi di trasformazione, cambiamento.
Inoltre sviluppa, di pari passo, progetti che indagano le dinamiche direlazione tra individui, tra le persone e il loro immaginario.
La committenza di quest'opera, parallelamente a quella del Multiplayer di Stefano Arienti, nasce nell'ambito del "Progetto Cortili" di Urban 2, un'azione di accompagnamento sociale agli interventi di manutenzione straordinaria dei complessi di edilizia pubblica di via Poma e via Scarsellini.
Claudia Losi ha avviato un progetto sulle tematiche della coabitazione e della percezione del quartiere da parte dei residenti chiamato Guarda Fuori/Mirafuori; è entrata in una trentina di appartamenti e ha domandato agli inquilini di mostrarle cosa più amavano e cosa più li infastidiva guardare dalla loro finestra, così ha raccolto testimonianze, storie di vita quotidiana, ha fotografato le "vedute" degli abitanti e le ha trasformate in disegni. Queste immagini sono poi andate nelle mani del ceramista Francesco Raimondi, che le ha dipinte su piastrelle in maiolica e restituite alla collettività per installarle lungo il percorso che attraversa l'Aiuola Transatlantico.
Alla richiesta, da parte soprattutto di donne, di un luogo ospitale e gradevole dove incontrarsi, sostare, chiacchierare e al contempo sorvegliare in sicurezza i bambini Claudia Losi ha voluto offrire un "terzo luogo", insieme immaginario e reale rielaborando lo spazio cortile. L'artista ha detto: "Quando ho visto per la prima volta i cortili di via Scarsellini, l'immagine che mi è venuta in mente è stata quella di una grande nave", ecco il perché del titolo dell'opera. Quest'aiuola viene rivista come uno spazio sia pubblico, che privato, diventando un prato sopraelevato con onde di erba. Viene realizzato un bordo di cemento che si alza e s'abbassa seguendo il profilo delle onde e circonda i vari volumi: il tavolo intarsiato di foglie di platano, sedute sinuose e sgabelli arrotondati, grandi semisfere che fioriscono come vasi sparsi e scavati da forme vegetali e animali.