Nelle aree urbane della pianura padana, il PM10 è originato direttamente sia dalle sorgenti emissive antropiche e naturali, sia da processi “di formazione secondaria” che avvengono su ampia scala spaziale e creano – in particolare nei mesi freddi, nei quali predominano condizioni meteorologiche sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti in atmosfera – una concentrazione “di fondo” relativamente omogenea sull’ intera area.
Nei mesi freddi, a causa dell’inversione termica, l’altezza dello strato di rimescolamento dell’aria si abbassa da circa un migliaio di metri a poche centinaia di metri formando una cappa di smog nello strato d'aria vicino al suolo.Ciò è ben evidenziato dal fatto che, durante gli episodi di prolungato inquinamento, il limite giornaliero di 50 µg/m3 del PM10 viene superato in tutte le stazioni torinesi e frequentemente anche in contemporanea nei maggiori centri urbani del bacino padano.
Nelle stazioni di rilevamento dell’inquinamento atmosferico cosiddette “da traffico”, poste in prossimità di assi viari molto trafficati, risulta particolarmente significativo il contributo del particolato primario emesso direttamente dai veicoli, per cui di norma queste stazioni hanno valori più elevati di quelle poste in zone residenziali.